domenica 8 novembre 2015

L'erbario delle fate di Benjamin Lacombe

In questo post tratterò di Benjamin Lacombe, un'illustratore di cui ho già parlato, ma che voglio farvi conoscere ulteriormente analizzando un altro suo libro illustrato: "L'erbario delle fate", edito in Italia nel 2012 dalla Rizzoli.

Sopra: La copertina de "L'erbario delle fate" di Benjamin Lacombe, notare i ricami dorati dalla forma di viticci, foglie e rametti attorno al titolo.

Il libro, scritto da Lacombe e da Sebastien Perez, racconta la storia di Aleksandr Bogdanovich, un botanico russo che nel 1914 si reca nella foresta di Broceliande per continuare le ricerche per la creazione dell'elisir di lunga vita, commissionatagli da Rasputin.
Quando inizia a studiare le piante del luogo l'uomo si rende conto che gli effetti e le virtù di queste erbe hanno un'efficacia maggiore rispetto a quelle di altre aree geografiche, questo per merito di esserini dall'aspetto umanoide che abitano negli arbusti (le cosiddette fate).
Inizialmente Aleksandr cercherà di studiare queste creature, ma col tempo (passerà 2 anni nella foresta)  comincerà a farci amicizia, arrivando a sentirsi in dovere di proteggerle da Rasputin, mettendo in pericolo se stesso e la famiglia.
Il testo è scritto in prima persona sotto forma di diario dal protagonista, che ci racconta mano a mano le sue scoperte, le sue emozioni e i suoi pensieri, soprattutto a riguardo delle fate di cui riporta l'aspetto, i comportamenti, l'anatomia, i modi di comunicare. All'interno vi sono anche riportate delle lettere inviate e ricevute dal botanico a  Rasputin e alla moglie Irina.

Sopra: Le Belle di Notte, alcune delle fate che vivono all'interno delle piante della foresta di Broceliande e che rendono le virtù di tali erbe così efficaci.

Per quanto riguarda le illustrazioni di Benjamin Lacombe sono, come quelle di Biancaneve, magnifiche e di grande effetto, nonché di notevole impatto sul lettore, specialmente grazie all'utilizzo dei colori e delle tinte.
E' interessante soffermarsi a guardare il modo in cui l'artista ha rappresentato le fate del libro, in quanto queste ultime sono spesso presenti in diversi libri illustrati, per l'infanzia e non. Bisogna dire prima di tutto che queste fate presentano sì un aspetto umano, ma unito a elementi tipici dell'ambiente e della pianta in cui vivono e alla quale sono legate. Questa non è un'idea del tutto nuova, in quanto anche altri illustratori hanno voluto mostrare delle fate con tali caratteristiche, sebbene la maggior parte le rappresenti solitamente nel modo "classico": con sembianze più simili a un essere umano, solitamente belle e giovani donne (ma  anche uomini, seppur più raramente) con ali di farfalla.

  
Sopra: Due immagini di fate rappresentate nel modo "classico" con corpo umano e ali di farfalla. Quella a sinistra è del famoso artista inglese Arthur Rackham (1863-1939) che ha illustrato libri e fiabe per bambini e alcuni classici per gli adulti come "Sogno di una notte di mezza estate", "Undine" e i racconti di Poe. L'immagine a destra è invece dell'illustratore e pittore, sempre inglese, Brian Froud (nato nel 1947 e tuttora in vita). Quest'ultimo ha pubblicato alcuni libri illustrati di fate e folletti, il più famoso è "Fate" (1978), uno dei testi più conosciuti del XX secolo, scritto e disegnato insieme ad Alan Lee (il primo che ha illustrato Il Signore degli Anelli).

Sopra: La fata di Nene Thomas, artista specializzato nel fantasy, e in particolare nelle fate, il quale realizza anche statuette in resina basate sulle sue opere.

  
Sopra: L'artista Amy Brown (a sinistra), popolare illustratrice fantasy e in particolare di fate, disegna le sue nel modo "classico" con sembianze umane e ali di farfalla; così come Selina Fenech, giovane artista australiana (è nata nel 1981) che è stata accolta calorosamente dagli amanti del fantasy di tutto il mondo

Sopra: L'artista Cicely Mary Barker disegna le sue ormai celebri fate dei fiori (ma anche dei frutti e degli alberi) in modo classico, anche se le sue hanno un aspetto più giovane rispetto a quelle di altri artisti, ma il loro vestiario e le ali sono abbinati al tipo di fiore che le creaturine rappresentano, in questo caso la Lavanda.

Da notare comunque la cura per i particolari e il fatto che, pur rappresentando lo stesso soggetto in modo simile, ognuno degli artisti di cui, sopra, ho riportato le immagini di alcuni dei loro lavori, lo faccia col proprio stile, rendendo ogni opera unica e immediatamente riconoscibile.

Il modo di rappresentare le fate di Lacombe appartiene invece, come ho già detto, a un'altra categoria: quella in cui esse, pur mantenendo un aspetto umanoide, vengono mostrate con delle sembianze più simili a elementi naturali (comunemente piante e fiori, ma anche ai 4 elementi o a degli insetti).
Le fate che Lacombe ci mostra sono comunque uniche e molto belle, caratterizzate col suo stile personale così vivido, coinvolgente, curato e surreale. Stile che connota anche gli  altri personaggi, i paesaggi e l'intera ambientazione dell'opera, elementi che non si possono ignorare, specialmente tenendo conto del fatto che questo libro è presentato come un diario/testo di botanica con una storia alle spalle, per cui il modo in cui viene presentato l'intero contesto (immagini della famiglia, luoghi, piante, fate, lettere, foto …) è molto importante.

Sopra: Le fate e i folletti disegnati da Holly Black e Tony Diterlizzi per la saga di Spiderwick hanno un aspetto meno umano, con elementi che li rendono più simili ai fiori e agli insetti ai quali sono legati.

Un aspetto peculiare di questo libro è l'utilizzo, per alcune parti, del paper cutting, cioè del fatto che alcune pagine sono state ritagliate per creare dei particolari effetti.


Sopra: Alcune delle pagine in cui è stata usata la tecnica del paper cutting, in questi casi per intagliare la piante della vegetazione che celano le creaturine fatate e creare così un effetto più realistico.

Un'altra particolarità presente in quest'opera è l'utilizzo di fogli semi trasparenti a cui sono stati fatti sopra dei disegni per creare ulteriori effetti.
Questo è l'unico libro che ho visto finora utilizzare entrambe queste tecniche (o comunque è stato il primo che io abbia visto ad averle riprese entrambe), nonché il primo che sfrutta, dopo molti anni, quella della carta trasparente (quest'ultima la ritroveremo successivamente anche in un'altro libro di Benjamin Lacombe: "Ondine", pubblicato in Francia nel 2012 e in Italia l'anno successivo). Una tecnica simile era stata utilizzata solamente nell'opera "Nella nebbia di Milano" di Bruno Munari del 1968, in cui l'autore utilizzava queste pagine semi trasparenti per trasmettere al lettore l'idea della nebbia.

  
Sopra: Ne "L'erbario delle fate" ci sono alcuni fogli trasparenti posti sopra ad altri normali con lo scopo di creare anche in questo caso degli effetti particolari.


"L'erbario delle fate" è stato pubblicato per la prima volta in Francia nel 2011 dall'Albin Michel, ha 50 pagine e misura 31,6 cm in altezza e 28,4 cm di lunghezza. Il libro ha la copertina rigira decorata con alcuni ricami floreali dorati che la impreziosiscono. In Italia è stato pubblicato dalla Rizzoli nel 2012 al costo di 25 euro (attualmente è possibile trovarlo scontato anche del 25% su internet), mentre l'edizione francese costa 28 euro. L'opera ha dimensioni abbastanza notevoli (32 cm d'altezza e 28,3 cm di lunghezza), con copertina rigida, pagine con carta piuttosto spessa, tutte illustrate e di cui alcune presentano anche caratteristiche particolari (l'uso del paper cutting e i fogli trasparenti).

Tutti i diritti appartengono ai legittimi proprietari, non vi è alcun intento di infrangere il copyright. Le immagini e i testi sono utilizzati a scopo puramente informativo.

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